SPORTELLO NON-AUTOSUFFICIENZA
REPORT SPORTELLO “ NON-AUTOSUFFICIENZA” SPI CGIL LISSONE
Lo sportello della
“NON-AUTOSUFFICIENZA” è stato voluto ed organizzato dallo SPI
Comprensorio di Monza e Brianza.
A Lissone è in funzione da due anni ed è
gestito da due volontarie (M. Cazzaniga e F.
Piccinelli) in collaborazione con gli attivisti dello SPI, dei
funzionari locali e degli uffici provinciali della CGIL . Il lavoro svolto è
stato anche volano per la negoziazione sociale
territoriale dei Sindacati dei
Pensionati Lissonesi con le Amministrazioni locali.
Lo Sportello è il luogo dell’informare e dell’orientare, ma anche
sostenere, difendere la
persona: dialogando proponendo e se occorre evidenziando carenze
o disfunzioni da parte delle istituzioni o
di altri organismi preposti alla tutela della salute.
Nel 2011 più di 100
sono state le persone che hanno interagito con lo sportello
personalmente o con consulenze telefoniche o telematiche, spesso per cercare
soluzioni di urgente utilità. L’orario di apertura è di 6 ore settimanali
su due giorni.
Lo Sportello riafferma il
ruolo del Sindacato come soggetto attivo
che rappresenta gli interessi delle persone anche per la tutela della salute e
del ben-essere, in particolare per le persone più fragili, anziani e non. Ottimo è
il rapporto con il Terzo Settore:
l’Auser lissonese, la Caritas, L’Associazione Stefania, gli operatori
del progetto ” Fianco a Fianco” per l’aiuto nella scelta dell’Amministratore di
Sostegno.
Sono tempi difficili per gli
stanziamenti in questo delicato settore, dove i
tagli e le scelte a livello regionale non sono condivisibili, perché
toccano le persone più bisognose di sostegno. Non è stato per esempio
finanziato il fondo per la NON AUTOSUFFICIENZA,la compartecipazione alla
spesa dei cittadini deliberata ha molte
incongruenze, mancano posti per la continuità assistenziale post ricovero,
l’assistenza domiciliare integrata è ancora una goccia nel mare e fra le altre carenze non si avranno quest’anno i voucher per le badanti. La realtà dei nostri utenti evidenzia spesso una famiglia monoparentale,
di anziani soli, o di famiglie con gravi problemi sociali ed economici che
devono farsi carico di congiunti con disabilità e non autosufficienti. Ciò genera
grave disagio nelle relazioni famigliari e nella maggior parte dei casi sono
soprattutto le donne di queste famiglie a farsi carico quasi in toto del
servizio di cura.
L’utente allo sportello si manifesta con una richiesta che
durante il colloquio svela un ventaglio di bisogni molto articolato. Questo anche perché l’operatore ormai per esperienza sa
che purtroppo il corollario di sofferenza, di bisogno, di mancanza di
informazione sui propri diritti è nella mancanza di orientamento. L’utente solitamente è il caregiver famigliare, la badante, l’anziano stesso. E’
un’utenza trasversale per età,
distribuita in varie fasce di reddito, di scolarità, di sensibilità
differenziata. Anche a Lissone si manifesta una situazione di progressivo
aumento della “ povertà relativa” accanto alla emarginazione storica e ad un diffuso disagio sociale , come
evidenziatosi nell’ultimo Bilancio Consuntivo Comunale 2010, agli sportelli delle OOSS e della
Caritas.
I bisogni espressi dagli
utenti hanno riguardato: l’area della
domiciliarietà, sad, adi, cdi, alzeimer, cdd, barriere architettoniche,
badanti, buoni e voucher, aiuti economici, posti di sollievo e dimissioni
protette, trasporti sociali, tikets sanitari, ausili e protesi,opposizione
alle dimissioni precoci dagli ospedali,
etc Alcuni interventi riguardano i
diritti degli utenti su come relazionarsi con gli URP o la Carta dei
servizi, l’Amministratore di sostegno
etc. Numerose sono state le richieste per
l’inserimento lavorativo dei
disabili, per l’invalidità civile, le
comunità alloggio, per la ricerca di
degenza in RSA e per il problema del costo della retta, della qualità della
gestione, delle lunghe liste di attesa, della mancanza di un centro unico di
prenotazione, di alternative quali i Centri Diurni Integrati per Anziani, che
risulta una risposta concreta ed
immediata per le famiglie e nel contempo rappresenta un modo di mantenimento
nel nucleo famigliare
dell’anziano bisognoso di cure.
CASI
EMBLEMATICI 2011
COSTO DELLE RETTE NELLE RSA
L’utente con anziano
ricoverato in struttura ha spesso difficoltà nel sostegno del costo per vari motivi. La retta per la degenza nelle RSA
risulta molto alta nella nostra
Provincia, in confronto ad altre. Inoltre la Regione non copre completamente il
50% della quota sanitaria, come dovrebbe.
Quindi sarebbe più logico
perseguire, con scelte concrete, la strada della domiciliarietà, in alternativa
al ricovero, ma non se ne vede quasi traccia nei fondi regionali e negli
accreditamenti di strutture alternative come i centri Diurni Integrati. Purtroppo
si registra un progressivo aumento delle vertenze giudiziarie per risolvere
situazioni di conflitto tra famigliari o
fra famiglie e il Comune per la compartecipazione alla spesa di ricovero in
strutture assistite, vertenze giudiziarie dall’esito sempre incerto e solo
personali del ricorrente, escluse alcune sentenze della Corte di Cassazione. Il
nuovo sistema di accreditamento regionale porrà seri problemi alle RSA e agli
utenti medesimi.
Problema rilevato anche dal
documento “Ufficio di Piano ambito di Carate Brianza-Piano di Zona 2012-2014”:
“Purtroppo un'altra
evoluzione negativa che si riscontra, già evidenziata nel precedente piano di
zona, è il costante aumento dell'importo delle rette con una conseguente
difficoltà sia per le famiglie sulle quali ricade la spesa nonché sui bilanci
di quei Comuni che erogano contributi per pagare tali rette di ricovero a
favore di utenti indigenti”
ed ancora dal documento
“Piano di Zona Inter-Ambiti 2012-2014”:
“Anche per quanto attiene
agli inserimenti in strutture residenziali di persone anziane (RSA) è
stata definita la quota sanitaria con il sitema SOSIA cjhe stabilisce quote
differenziate e fisse di compartecipazione sanitaria. La percentuale di
spesa a carico di famiglie/comuni risulta essere superiore alla percentuale del
50% fissata dai LEA nazionali ed è sulla quota sociale che ricadono gli
aumenti delle rette delle strutture causando un costante aumento della spesa
sociale. In tal senso si registrano segnali di difficoltà da parte delle
famiglie nel sostenere i costi relativi alla cura delle persone fragili (sia
rispetto alla residenzialità che alla domiciliarietà). Si auspica quindi che
Regione Lombardia intervenga quanto prima nel fissare la quota base alberghiera
per le RSA (come peraltro previsto nelle regole 2012) ed inoltre si ritiene
opportuno che vengano sostenute sperimentazioni per la realizzazione di
strutturre intermedie capaci di dare risposte più allineate ai bisogni e in
grado di contenere i costi”
La proposta dello SPI CGIL Regionale è la COSTITUZIONE DI
UN FONDO DI RIEQUILIBRIO per le famiglie in difficoltà e della voucherizzazione per il ricovero in strutture sociosanitarie.
LE DIMISSIONI PRECOCI
Le dimissioni precoci sono
un problema connesso alla
conoscenza e all’applicabilità dei protocolli
delle dimissioni protette da parte delle persone preposte a questo compito.
Occorrerebbe potenziare le strutture per le persone anziane dimesse dall’ospedale per sub-acuti, evitando traumatici rientri al
domicilio ove neanche il servizio ADI riesce
a seguire la continuità assistenziale.
Alcune volte lo sportellista arriva tardi poiché l’utente non è stato
veicolato verso la giusta soluzione. Il
protocollo dimissioni Protette è quasi sempre attuato dai presidi pubblici e
con meno rispetto da parte dei privati convenzionati. A volte per tempo lo sportello ha suggerito,
sempre nel rispetto del libero
arbitrio dell’utente, il rifiuto della
dimissione. Molte volte invece si è rilevato l’ottimo percorso delle
dimissioni, come previsto nei protocolli sottoscritti. Spesso il caregiver
lavora, oppure è una famiglia monoparentale, o ha problemi di mobbing sul posto di lavoro per richieste di permessi
per poter assistere l’anziano (anche in
presenza della L.104), dove si minaccia anche la sospensione o il
licenziamento.
TRASPORTO SOCIALE
Diversi utenti anziani,
malati oncologici e altri hanno
usufruito del servizio a Lissone per l’impegno di Associazioni, come l’Auser,
in grado di poter garantire il diritto alla cura e la continuità
assistenziale. Per le persone in stato di fragilità, questo dovrebbe essere garantito come un livello
essenziale di assistenza.
Il Sindacato ha da tempo
proposto UN PIANO PROVINCIALE che abbia
al centro UN UNICO PUNTO DI ASCOLTO e smistamento delle necessità, almeno se
non possibile nell’ambito del Piano di
Zona distrettuale.
QUESTO
È IL NOSTRO IMPEGNO CHE PENSIAMO DI
CONTINUARE E MIGLIORARE PER SOSTENERE E SALVAGUARDARE I FONDAMENTALI DIRITTI DI
CITTADINANZA, IN COLLABORAZIONE CON TUTTE LE ISTANZE DEL NOSTRO TERRITORIO.
RINGRAZIAMO
TUTTI COLORO CHE HANNO COLLABORATO CON NOI.
Cazzaniga Maria Nella - Franca Piccinelli
Sportello
della Non-Autosufficienza SPI- CGIL
Lissone
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