CONTIBUTO AL DOCUMENTO PER LA ASSEMBLEA NAZIONALE DEL COORDINAMENTO DONNE SPI

di Marinella Cazzaniga – responsabile sportello Non Autosufficienza di Lissone

Ho trovato molto interessante e ricco di spunti, questo documento delle donne dello Spi per l’assemblea nazionale, molte sarebbero le sollecitazioni ma mi sono concentrata su due questioni strettamente intrecciate, la negoziazione sociale e il territorio.
Condivido appieno come lo “lo stato di ben-essere” sia un valore da declinare  con  proposte concrete  in generale per tutti e  per la donna in particolare  , dall’inizio del  ciclo di vita fino al sostegno nella fase discendente. Buoni servizi, un supporto famigliare valido, un lavoro, una casa, un ambiente vivibile, rete sociale, sicurezza intesa non solo come prevenzione e repressione dei reati, insomma una città vivibile. Questo si può e si deve sostenere nei Bilanci Comunali, con l’introduzione del  Bilancio di Genere  e del  Bilancio Sociale, nei i Piani di Zona ed anche nell’ambito del PGT, verso la Regione etc.
Per raggiungere questi obbiettivi  occorre operare come suggerito dagli sportelli della non-autosufficienza e nei futuri sportelli sociali promossi dallo Spi Regionale, non solo con accoglienza e orientamento dell’utente, ma  proprio nell’ambito della negoziazione e di azioni di politica sindacale in accordo con la segreteria comprensoriale con “proposte di modifiche alla rete sociale, interventi mirati sulle singole tematiche, verifica di accordi e protocolli sottoscritti” petizioni popolari  etc. 
Questo “modus operandi” ha già avuto  un primo passo nel Documento di Negoziazione varato in modo unitario dai sindacati dei pensionati di Lissone,  un documento privo di fumisterie ma  ricco di proposte concrete, per i pensionati e le pensionate e contemporaneamente con un’importante slittamento intergenerazionale e intercomunale per i servizi sociosanitari - assistenziali, dell’istruzione dei trasporti compresi quelli protetti, della cultura,, delle abitazioni, della sicurezza  dell’economia, delle nuove povertà etc. 
Si vivono tempi di recessione economica pesante e di ricadute sociali che ingrossano le file della marginalità e della povertà relativa, siamo in una situazione dove i tagli lineari hanno colpito e  colpiranno soprattutto le fasce più deboli, gli erogatori dei servizi  istituzionali, del terzo settore  e del volontariato. 
E’ per me importante che nell’ambito della negoziazione ci si batta per l’Istituzione delle Commissioni Tributarie Comunali, gli dedico una vecchia denominazione, previsto nelle ultime finanziarie, laddove detto in sintesi si costruisce un Patto fra Comune, GdF , Agenzia delle  Entrate INPS, per incrociare e monitorare la reale consistenza patrimoniale dei fruitori dei servizi, compreso gli stili di vita.  Uno strumento applicato in via sperimentale in Emilia Romagna, con attori diversi, che utilizzando maggiori indicatori rispetto all’ISEE , fra cui la titolarità di cassette di sicurezza, assicurazioni e titoli finanziari etc cercano di sostenere i diritti degli onesti nella compartecipazione della spesa,  affinchè ognuno paghi il giusto, dove il recupero deve essere veramente consegnato al Comune.  La  COMPARTECIPAZIONE ALLA SPESA DEI CITTADINI ai servizi, dal Nido alla retta in  RSA è una questione  molto delicata che sta mettendo, data la crisi, tante famiglie in difficoltà .
La Regione Lombardia, nella delibera  2055 “Determinazioni in ordine all’attuazione di interventi integrati a favore delle famiglie” prevede , fra le altre chicche … la sperimentazione in alcuni comuni in accordo con ANCI di un NUOVO MODELLO DI COMPARTECIPAZIONE ALLA SPESA DEGLI UTENTI, BASATO SUL FATTORE FAMIGLIA IN SOSTITUZIONE DELL’ISEE.  Non si conoscono ancora gli sperimentatori, un intervento sul quale le forze sociali non mancheranno di far sentire la propria voce, con proposte in proprio.  Inoltre sembra spuntare all’orizzonte un’altra pericolosa   scelta regionale, un NUOVO MODO DI POTER ACCEDERE ai servizi   molto accentrato e decisivo sulla testa degli utenti ad esempio  per l’ingresso  per  le RSA, detto UCAM di cui occorrerebbe saperne molto di più ed anche rispetto ai Consultori Famigliari dove si prevede una loro progressiva dismissione. Sui fondi di questa delibera regionale saremo chiamati a breve nei  PdZ, dove  si parla del  FATTORE  FAMIGLIA  per il riconoscimento del lavoro di cura , questione importante, va bene ma  nel merito  bisognerà tenere gli occhi aperti e formulare  proposte  credibili e trasparenti.
Purtroppo sempre nell’ambito della compartecipazione alla spesa  per il momento vigono regolamenti comunali e distrettuali molto frammentati, spesso a torto o a ragione ,  si giunge alla applicazione del 431 etc del Codice Civile sugli alimenti, detto DEGLI OBBLIGATI in  controtendenza  rispetto al contenuto legge 328…ma con questi tagli lineari che hanno fatto e  faranno agli enti pubblici, i Comuni  riusciranno a  sostituire il costo per i parenti incapienti ad es. per la retta in RSA? I Comuni sono tutti puniti, virtuosi e non.
Aldilà della propaganda sullo sbandierato   federalismo municipale che si è fatto per i bilanci comunali virtuosi? Le fasce più deboli come gli anziani e le anziane pagheranno tutto, purtroppo spesso  i meno abbienti, di fatto è tutto sulle famiglie che sostituiscono i  tanti pezzi mancanti de welfare, fino a quando non finiscono nel girone pesante della non autosufficienza.
La linea del Governo è chiarissima: una drastica riduzione nell’impegno sul welfare dei servizi delegato in toto  alle Regioni come è stato detto un “affare” delle Regioni e fra alti  e bassi una costante tenuta sul welfare monetario con in primis l’assegno di accompagnamento  di trentennale memoria , da allora mai migliorato, centralizzato con lINPS, insensibile alla condizione economica di chi lo percepisce, privo di alcun vincolo di controllo sul suo UTILIZZO CORRETTO PER LA PERSONA IN DIFFICOLTA’. 
Non siamo certo contro alle persone in difficoltà ma siamo convinti che occorra adeguarsi a prassi che in Europa, consolidate da tempo, garantiscono veramente i più fragili. Purtroppo si prosegue in uno sprone al welfare “fai da tè”, Regione capofila in ulteriore accelerazione la nostra Lombardia ed in effetti ci si avvia comunque verso un SECONDO WELFARE, perché la nostra Regione ha già introdotto nelle linee del socio assistenziale certe  sperimentazioni, accentuando, pur diminuendo i fondi,  il ricorso al Terzo Settore, ai Privati etc, aldilà di come uno la pensi, comunque senza una vera “regia partecipata” delle istituzioni. 
Concludendo voglio sottolineare con vera sintonia quanto contenuto nel capitoletto contrattazione e cioè  “ ….oggi abbiamo la necessità non solo di essere consapevoli della modalità, ma del fatto che questa possa tradursi in una nuova strategia politica che REALIZZI IL CAMBIAMENTO ed il NUOVO.

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